NOTA CRITICA
Alessandro Crini è un mostro. La prima volta che ho visto delle foto di suoi quadri me ne sono stato una mezz’ora a rigirarle tra le mani senza capire quello che stavo guardando. Dalle foto che avevo in mano non riuscivo a capire che cosa fosse ‘vero’ e che cosa ‘dipinto’. E se quello che guardavo fosse un dipinto o una fotografia. Alla fine, rischiando una brutta figura, mi sono deciso a telefonargli e a chiederglielo. Ma anche dopo le sue spiegazioni telefoniche i dubbi nella mia testa continuavano a ronzare. Si sono dissipati solo quando mi ha portato in visione un carico di quadri e li ho potuti vedere dal vero. Era, nel 90 % dei casi, pittura pittura. Anzi, dirò di più, quella che in gergo si dice ‘pittura magra’: ovvero uno strato sottile di pittura direttamente sulla tela, senza nessuna base, nessun fondo di preparazione, con la tela che da vicino lasciava intravedere la sua trama. Poi, in un caso, per spiazzare, per provocare il fruitore, in un quadro compariva un sasso vero, incollato al centro della tela. In altri casi la tela era ‘estroflessa’, ma in maniera, per così dire, ‘regolare’: un rettangolo più piccolo che aggettava, che sporgeva, rispetto al rettangolo più grande dell’intera tela che faceva da cornice. Era una delle cose che aveva ‘ingannato’ il mio occhio nel visionare le fotografie. Insieme al sapientissimo gioco di luci e di ombre che rendeva così tangibili, reali, apparentemente tridimensionali le superfici naturali che il pittore di Ovada dipingeva: porzioni di corteccia d’albero, pezzi di roccia visti da vicino. Zoomate inconsuete sul mondo della natura, tagli, inquadrature strette, strettissime, tese a trasformare un dato minuziosamente icastico, realistico, figurativo, in qualcosa di prodigiosamente astratto. E il virtuosismo di cui fa sfoggio con non curanza l’artista piemontese, autentico mostro di abilità tecnica, si rivela strettamente necessario agli scopi espressivi, al corto-circuito che egli intende determinare nella mente del fruitore: ovvero far leggere come astratte delle opere iperrealiste. O forse viceversa. (C.v.d.)
Virgilio Patarini