NOTA BIOGRAFICA
Siberiana Di Cocco nasce e vive a Pisa. Apprende le tecniche della tempera ad acqua e del chiaroscuro sotto la guida del professor Carmignani.Durante gli studi superiori ed universitari ( consegue la laurea in Medicina) continua a coltivare la sua passione per l’arte frequentando mostre, musei, gallerie in Italia e all'estero.
Nel 1990 consegue il Diploma Professionale di Maestro in tecniche ceramiche presso lo studio Giambo di Firenze con una tesi in Storia della produzione della ceramica in Toscana. Partendo dalla tradizione toscana e dall’uso delle tecniche imprunetine inizia una ricerca personale producendo oggetti originali in ceramica e vetro, con i quali partecipa a mostre collettive sia in Italia che all’estero. Negli ultimi anni inizia a realizzare opere informali con materiali vari e inusuali (stoffe, resine, siliconi, oggetti di uso comune). Con una di queste vince il 1° premio "Un gonfalone per l’arte" indetto dal Comune di Firenze.
Ha esposto le sue opere in mostre personali presso la Galleria Lovetti di Ferrara nel 2008 e presso la Galleria Emmediarte di S.Stefano Belbo, lo spazio d’Arte l’Altrove di Ferrara le ha dedicato la mostra"Cinque sensi e un pò di più" nel giugno 2010. Tra le moltissime collettive ricordiamo: “Rivivere il chiostro” Firenze 2007, “I quattro elementi” Ferrara Castello Estense, Biennale d’arte contemporanea al Castello Svevo presso la fondazione De Nittis di Trani, “Post-Avanguardia” presso il Castello Estense di Ferrara 2010.
Una sezione a lei dedicata è stata inserita nel volume di recente pubblicazione “La materia e il colore” a cura di Paolo Levi e Virgilio Patarini.Hanno scritto di lei Paolo Levi, Francesca Mariotti, Virgilio Patarini, Barbara Vincenzi, Gianni Cerioli, Giancarlo Alù.
NOTA CRITICA
Le opere più recenti di Siberiana di Cocco, di cui nella presente pubblicazione proponiamo una significativa selezione, sono una sintesi felice e originale di contributi diversissimi, attinti dalla più recente tradizione dell’arte contemporanea e reinterpretati in chiave apparentemente ludica e scanzonata. La giocosità corsiva e stizzita di forme e colori di certa Pop Art Americana, la sensibilità materica dell’Informale europeo, l’uso di fitte accumulazioni di oggetti minuscoli, come pezzi di liquirizia o campanellini, che richiamano il Nouveau Realisme, la ripetizione regolare di forme e segni Minimal: tutto questo è riscontrabile nell’arte della pittrice toscana. E il tutto è sorretto da una essenzialità e da una eleganza assoluta delle composizioni, sia nella gestione delle forme che nell’approccio cromatico, con una netta predominanza, per quest’ultimo aspetto al ricorso alla stesura monocroma e al privilegiare i colori fondamentali: il rosso, il giallo, l’azzurro. Nelle opere monocrome il disegno è spesso affidato al diverso rilievo dei materiali, o alla loro diversa consistenza, e al conseguente gioco di luci e ombre, di opacità e brillantezza del colore colpito dalla luce. Quanto poi alle forme che affiorano sulle superfici, si tratta spesso di forme essenziali, disegni stilizzati: talvolta vagamente figurativi, più spesso dal richiamo del simbolico. Ed ecco che allora il delinearsi di cerchi concentrici, spirali, di rettangoli inscritti in quadrati, di sinuose linee parallele, assume un carattere evocativo e sottilmente ancestrale, così come parrebbero alludere certi titoli come Femminino sacro, Saggezza, Voci, al di là delle sfumature altrettanto sottilmente ironiche. Il quadro intitolato Voci è fatto di tanti piccoli campanellini. Quello intitolato Soffio di bianchi filamenti svolazzanti sul fondo bianco. E nella tautologia si annidano, al tempo stesso, l’arcano e l’ironia. La forza evocativa e la leggerezza.
Virgilio Patarini