NOTA BIOGRAFICA
Raffaele Quida (Gallipoli, 1968) vive e lavora a Lecce.
Trasferitosi a Cagliari nel 2000, ha frequentato per 4 anni il Centro Sperimentale Man Ray dove, attraverso scambi di comunicazione tra artisti operanti nei vari settori dell’Arte, ha potuto elaborare la ricerca del suo percorso artistico. Nel Centro Sperimentale Man Ray verranno allestite alcune sue principali personali e collettive a partire dal 2001 con le mostre “Imperfetto Futuro”, “Compressioni” e “Fermata di tempo”. Ricordiamo ancora, fra le varie esposizioni tenutesi nella Provincia di Cagliari, quella presso il museo di Villanovaforru, dove una sua opera rimarrà in permanenza, e la collettiva presso il Museo San Michele. Nel 2002 alcune delle sue opere entrano a fare parte della Collezione Diandra, consentendogli così di essere presente a Firenze - Villa La Loggia, Massa Carrara - Palazzo Ducale, Lucca - Chiesa Santa Giulia, Viareggio - Expo Arte, Castelfalfi - Castello di Castelfalfi, Taormina - Palazzo Duchi di S. Stefano, Lecce - Castello Carlo V, Volterra - Logge palazzo dei Priori. Nel 2010 entra a far parte del progetto che avrà a corredo tre importanti cataloghi pubblicati dall’Editoriale Giorgio Mondadori, a cura di Paolo Levi e Virgilio Patarini, con la collaborazione di un gruppo di curatori (Alessandro Baito, Valentina Carrera, Stefano Quatrini), progetto questo che lo porterà ad essere presente in un tour di esposizioni con presentazione del Catalogo “La materia è il colore”. Tra le altre pubblicazioni “Arte Mondadori” (Aprile 98/Ottobre 07/Maggio 07/Marzo 10/Aprile 10/Maggio 10/ Luglio 210); “Quadri e sculture”, Roma, Gennaio 1998; “Arte e cultura” n°9 – Milano - Novembre 1998; “Archivio” - Mantova - Febbraio 1999.
NOTA CRITICA
La ricerca espressiva di Raffaele Quida si traduce in opere polimateriche eleganti ed essenziali dal punto di vista sia segnico che cromatico. La base del quadro è spesso costituita da ampie campiture bianche, di cui l’artista indaga molteplici declinazioni mescolandole con i colori della terra, marrone, grigio, ocra. Talvolta i pigmenti diventano riflessioni sfumate sulla tela dove i colori quasi dilavati creano velature, ombre e screpolature che percorrono la superficie in maniera lieve, sussurrata; altre volte invece si aggrumano in macchie sature, attraversate da segni profondi, dove il contrasto tra l’impasto cromatico e la nitidezza del segno genera un inedito gioco di luci e ombre. Sono meticolose le stesure spesso bicrome, che percorrono lo spazio pittorico sezionandolo in zone circoscritte e contrastanti, evocando l’immagine di un caos premeditato. Il pittore sperimenta e manipola materie non tradizionali, accosta colori ad olio, sabbia, pitture industriali, bitume, carta, tessuto, orchestrando un crescendo lirico e suggestivo. Quida sa fondere le diverse sostanze come in un processo alchemico, indagandone le stratificazioni tramite graffi, sgocciolature, e trasparenze che lasciano a volte trapelare filigrane di forme leggibili. L’importanza del gesto, ampio, istintivo e immediato costruisce e caratterizza la struttura compositiva, che riecheggia la lezione dell’action painting. La mano dell’artista traduce velocemente le emozioni, trasformando i pensieri in segno, rivelando malinconiche visioni di paesaggi interiori avvolti in un silenzio perturbante. Da questi magmatici assemblaggi materici si irradiano forze vitali e tensioni oscure, tratteggiando il profilo di una personalità complessa, capace non solo di esprimere vibrazioni passionali ma anche di sublimarle in atmosfere rarefatte.
Paolo Levi