DICE DI SE L'ARTISTA
Ho 59 anni, abito a Pisano (NO) . Da oltre 10 anni mi dedico al riciclo artistico deirifiuti, realizzando assemblaggi di pezzi di diversa origine e composizione,che liberati dalla ruggine, sono poi “rivestiti” con vivaci colori, che danno alle nuove forme una connotazione ironica e gioiosa. Nella scelta dei materiali, forse ha agito, per deformazione professionale, l'attività di medico nel campo della Sanità pubblica, fra i cui ambiti di intervento c'è anche la tutela dell'ambiente.
Negli ultimi anni ho cominciato ad "espormi", mettendomi in gioco direttamente, in più località del Novarese, in diverse città italiane (Milano, Torino, Genova, Firenze, Ferrara, Imperia, Massa, Rovereto, Lecce etc.) e in Francia (Parigi, Dordogna).
CATALOGHI
“Terza dimensione” a cura di Paolo Levi e Virgilio Patarini
Editoriale Giorgio Mondadori, Febbraio 2011
WEB
www.scultura.org/Members/paolo_lo_giudice
www.museodelriciclo.it/autori/41/
www.galleriazamenhof.com/r1009/ARTISTI/SCULTURA/Logiudice/index.html
NOTA CRITICA tratta da:
“ TERZA DIMENSIONE” editoriale Giorgio Mondadori – 2011
Nei giocosi, ironici, ingegnosi assemblaggi di Paolo Lo Giudice l’inerte, l’inanimato prendeforme e sembianze di essere animato, diviene “animale” fantastico o cartone “animato” reinterpretato.
Il pezzo di macchina o l’utensilerotto o il macchinario in disarmo, vienesmontato e rimontato con la precisione di un ingegniere folle che ha deciso di sostituire il principio dell’utilità e della funzionalità conquello forse più utile e funzionale del divertimento e della fantasia. E un pezzo di motorino che non funziona più o un frullatore rotto può servire a rimettere in moto la nostra intelligenza e aggiustare la nostra allegria. Con un sovrappiù di riflessioine sulle forme “biomorfe” che si celano negli ingranaggi delle forme meccanomorfe. E forse anche di velata nostalgia. L’artista rievoca attraverso una marmitta rovesciata il corpo e il collo di aironie altri sontuosi volatili, che proprio tante marmitte scoppiettanti (e funzionanti) stanno portando al rischio di estinzione. E il canto delcigno di metallo nasconde dietro la risata beffarda forse una nota sorda e vibrante disarcasmo che sfuma nell’amarezza e nella malinconia. E non è un caso allora che Lo Giudice abbia, tra i tanti personaggi, un giorno rievocato con pezzi di ferro e bulloni la maschera tragicomica di Charlot. Anche PaoloLo Giudice, come Charlot, ci fa sorridere sui“Tempi moderni”, con un fondo di struggente nostalgia. Anzi, no, per essere precisi Paolo Lo Giudice, a differenza di Charlie Chaplin, ci fa sorridere sui nostri “Tempi Post Moderni”, ovvero post-industriali, post-umani, postulanti, posticci, postribolari...
E come un Mago di Oz dalla discarica del nostro consumismo meccanizzato egli fa sorgere eserciti di ferri-vecchi in rivolta armata… no, non armati di rivoltelle, ma dirisate. E, si sa, sarà una risata che ci seppellirà… speriamo almeno di essere morti, per allora.
Virgilio Patarini