NOTA BIOGRAFICA
Nasce a Rho (1948), in questo ambiente,
negli anni settanta, ricco di fermenti artistico-culturali inizia il suo cammino come artista: il “ Pomero”, galleria “ La Viscontea”, il “Subbio“, la galleria “Annamaura”, sono momenti
stimolanti per l’arte di Lucio Pedotti; frequenterà poi: la “ Scuola superiore d’arte “Il Castello“,i corsi di nudo a “Brera“, lo studio del pittore monzese Lucia Franco. Nel 1988, con Graziano
Ferrari e Giuseppe Giannantonio, aderirà alla costituzione di “Europio“, gruppo artistico culturale, con sede a Milano. Tra i luoghi dove ha esposto ricordiamo: al ridotto d’arte “ Il Biscione”, Milano;
galleria.“La Viscontea”, Rho; “Artisti Rhodensi“ a Wuppertal, Germania e a Bucarest, Romania; con l’associazione art. cult. “Europio“ a Varsavia; alla “Bottega tre arti“, S. San. Giovanni, al
“Museo della scienza e della tecnica“, Milano; Spoleto “Workarea tesio arte del 900”, galleria “S. Ambrous”, Milano; galleria “Tesio”; galleria “Annamaura”, Milano MI; palazzo dell’”Arengario”,
Milano; galleria “Zamenhof”; galleria “Atelier Chagall”, Milano; galleria “Ariele”; galleria “Rivellino”, Ferrara. Pubblicazioni: “La Mia galleria”, galleria “AnnaMaura”; “Arte italiana per il
mondo“; “Koinè” galleria “Zamenof”.
”Lucio Pedotti si occupa della realtà che potremmo definire“ noumenica “: ossia della realtà intesa come essenza, come pensiero. Per questo la stilizzazione è spiccata e
la pittura è prepotentemente “ iconica “: è la forma stilizzata, “ iconizzata” che allude alla cosa che si vuole raffigurare.
Lucio Pedotti pratica una pittura che si potrebbe definire “Astratta Metafisica”: egli inventa paesaggi iperuranici popolati da forme e figure geometriche. Le tinte sono
lievi , soffuse”.
Virgilio Patarini
NOTA CRITICA
Pittore dall’esperienza EVOCATIVA - FUTURIBILE
Vi sono molti modi di osservare la realtà ed educare la propria anima a cose più grandi. Non per perdersi , dunque , in questa realtà ma per studiarla con amore infinito e far sprigionare da essa quell’energia che sola è in grado di suscitare pensieri profondi e partecipazione umana.
In questo lavoro di ricerca Lucio Pedotti che à frequentato la Scuola Superiore d’Arte “ Il Castello “ di Milano sezione grafica pubblicitaria, riconosce che la dimensione del reale nell’esistenza moderna è mutata e che la sua portata può essere certificata dal grado disponibile di immaginazione e di emotività.
Perché esperienza evocativa-futuribile? Ci ragguaglia lo stesso artista: “ il termine evocativa-futuribile richiama nel presente tutto quanto è esperienza e cultura per poi esorcizzare il futuro,nel divenire quotidiano, con immagini di un futuribile scevro da quelle tare che finora hanno condizionato l’umanità”
Un impegno morale e una padronanza del mestiere permettono dunque a Lucio Pedotti, con un dinamismo strutturale suo proprio, impostato su di un tremolio cromatico di grande vivezza, di orientarsi verso nuove soluzioni pittoriche di una misticità totalmente svincolate dal presente, proiettata verso il futuro.
Profili architettonici di armoniosa compenetrazione, visioni essenziali linguisticamente penetranti, guizzanti linee curve materiali e immateriali nello stesso tempo ; soggetti che non escludono mai un’intima inquietudine, meglio ancora un profondo dramma, quello dell’umanità lanciata verso l’autodistruzione.
Il lavoro di Lucio Pedotti si svolge,certamente, per simboli ma ad un’attenta lettura il significato è palese: tracciare un ponte ideale che leghi il presente all’avvenire ,sottolineare attraverso la trama di fili invisibili che legano ogni elemento che la vita, intesa nella sua continuità senza fine, non può finire nel nulla.
Così questo artista milanese è approdato ad una visione spoglia di ogni elemento superfluo, raggiungendo
un’indipendenza artistica che potrebbe anche definirsi, sotto certi aspetti, surrealisticamente interiore,
nemica di quel processo di adattamento che la società,attraverso i mass-media, vorrebbe imporre ad ogni artista.
E’ questo il modo precipuo di essere moderno, di lanciarsi nel vortice delle proposte visive implorando
( è il caso di dirlo) la luce come momento che dovrà ineluttabilmente venire dopo l’oscurità. Per questo motivo, crediamo, Lucio Pedotti non aggredisce mai la tela perché si nutre ancora di speranza; per questo il suo cromatismo, così cristallino e rarefatto, ha in sé qualcosa di magico,di imponderabile,di etereo; un recupero espressivo carico di trepide tensioni e un impegno che prende forma dagli avvenimenti di tutti i giorni e dalla stessa esistenza .
Antonio Oberti