NOTA BIOGRAFICA
Non sarebbe facile impresa addentrarsi per quei sentieri misteriosi che motivano conciliate la vocazione scientifica e la dirompente creatività di Giuseppe De
Michele, nato ad Aversa (CE) il 3 gennaio 1954. Segue i normali corsi del Liceo Scientifico e, conseguito il diploma, affronta il corso di studi di Laurea in Ingegneria Civile Trasporti con un
impegno che gli fa meritare il Premio di Laurea della Fondazione Politecnico per il Mezzogiorno d’Italia. Date queste premesse, e tenendo conto che bene presto si impone come ingegnere civile ed
esercita la libera professione, vincendo poi un pubblico concorso, grazie al quale riveste il ruolo di Dirigente di una azienda del T.P.L., nessuno esiterebbe a confermare la concreta
realizzazione di una progettualità rigorosamente scientifica. Ma già negli anni in cui frequentava le scuole medie, il giovanissimo De Michele si segnalava per le sue chine su cartoncino e per le
apprezzabili prove in cui il segno ed il colore, trattati con apprezzabile originalità, chiarivano ben radicata l’altra vocazione, quella che lo stimolava a trasferire pensieri e sentimenti in
immagini.
Dapprima il discorso rispondeva all’esigenza interpretativa di momenti naturalistici; poi si fecero più pressanti quelle istanze che esigono l’arte impegnata a
cogliere scene di vita urbana, ritratti caratteriali, dati espressivi e modi d’essere negli spazi umani dove non erano sempre conciliabili scelte comportamentali e istanze di valori. Sono nate
così delle opere in cui forma e colore valgono a proporre forti riflessioni, sottolineate talvolta da un’espressività in cui dominano l’ironia o la passione che affronta la realtà e ne amplifica
gli orizzonti in chiave visionaria.
Insomma De Michele inventa le sue tecniche e le sperimenta con forte passione, dedicandosi nel frattempo agli studi sistematici della Storia dell’Arte e scegliendo
di incontrare i grandi Maestri della classicità e quelli del Novecento nei più importanti musei in Italia e all’estero.
Nel corso degli anni gli studi severi e la ricerca sempre più appassionata gli consentono di approdare ad una pittura, in cui la tensione espressionistica e la
visionarietà che dava senso alla realtà del fantastico, trovano sbocco in quelle esplosioni cromo-energetiche, riconducibili ad eventi verificabili nella natura come nei moti di Psiche. Si tratta
di vere e proprie deflagrazioni che chiarificano stati d’animo, emozioni dirompenti, metafore comportamentali, modi d’essere nel nostro tempo dell’incertezza, sempre più esperto di tensioni
esplosive. In quelle si visibilizza troppo spesso il dolore o la passione d’esistere, più rara invece è la gioia o la meraviglia e all’immediatezza della percezione concorrono proprio i supporti
che De Michele organizza, servendosi di materiali compositi, varie malte, smalti, oli ed acrilici. Il segreto dell’arte di Giuseppe De Michele è tutto nella rapidissima tensione esecutiva,
velocizzata a lampo d’emozione, ma preceduta da un lungo e meditato lavoro di preparazione del supporto, che, per così dire, si carica di pulsioni destinate ad esplodere appunto nella gestualità
che domina gli spazi, per cui l’opera d’arte vibra di spessori materici, forti tracciati di colore che hanno sapore di scultura e accendono la meraviglia. L’artista, presente sulla scena
espositiva dai primi anni Ottanta, ha partecipato a numerose e importanti collettive ed ha ottenuto meritato successo di critica e di pubblico in mostre personali, ospitate in Sedi istituzionali
e gallerie private.
NOTA CRITICA
Angelo Calabresi
Preghiera e lavoro rendono compiutamente l’uomo partecipe dell’armonia dell’universo il cui moto è versum Unum. Di fronte all’ineffabile valgono le parole di
Einstein: ”Sottile è il Signore, ma non malizioso…nasconde i suoi segreti nella natura non perché ci inganni, ma perché è essenzialmente sublime”.
All’Ordine, alla bellezza e all’Amore, identificativi di Dio nel suo progetto, si ispira Giuseppe De Michele esperto di matematiche e architetture. Ha meditato sulla
terrificante e intanto magnifica epifania delle radici del mondo della loro singolare e primordiale furia. Ha ammirato come la regola le verificasse docili nel contribuire con il loro
lavoro a quello dell’uomo e meglio, francescanamente, ha rivolto la lode al Creatore nell’acqua che genera la vita, nel fuoco che l’alimenta, nell’aria in cui naturalmente sono immersi i viventi,
nella terra madre sapiente d’ogni vita regolata dalle stagioni. Ha amato un ciottolo grezzo e scabro, perché nella sua custodia si può celare una pietra preziosa con le mirabili
geometrie dei cristalli. Ha appreso a dire con White: ”c’è un principio di bellezza e d’ordine nel cuore del caos; dentro la vita c’è la vita”.
L’opera degli umili mortali deve trovare nutrimento proprio dal mistero della Creazione, comprenderla nella consapevolezza dei limiti umani,
parteciparvi in buona volontà. De Michele ha dedicato la sua arte prima a far poesia delle radici del mondo, poi a quelle immensità stupefacenti ha coniugato il senso della regola. Di qui le
pittosculture e le strutture geometriche dipinte dei colori dell’universo, delle energie che crescono in bellezza, partendo da un filo d’erba, da un fiore nella pietra, alle armoniche totalità
che permeano tutto ciò che esiste. A quelle alludono i suoi gesti pittorici che sembrano orchestrare l’intuizione-visione. Le strutture inequivocabilmente suggeriscono la regola, che a sua volta
chiarifica il senso del lavoro nella vita. Gli sviluppi cromatici potremmo riconoscerli nei vari moti delle mani che seguono alate variazioni musicali, vagando lungo quelle armonie e perdendosi
nel desiderio dell’ineffabile che pure transita alla incantata vista interiore. In quella regola d’ogni esistenza si chiarisce nel desiderio di Dio.